Oss.03: il monumento continuo
Fortunatamente spesso le ossessioni sono condivise, sono fenomenologie collettive di alcuni momenti più o meno lunghi. E’ il caso di questa terza ossessione: il monumento continuo. Progetto teorico del gruppo di architetti Superstudio andato avanti tra il 1969 e il 1972.
Anch’io mi sono cimentato nel ridisegnare il reticolo di superficie quadrettata, in una forma leggera e ironica e mi è stato spesso chiesto, in particolare da colleghi stranieri, “ma perché rifai il monumento continuo?”.. “chissà forse voi italiani siete molto legati a quel progetto”
L’italia è un paese che ha difficoltà a stare al passo coi tempi. Un po’ perché è un paese complesso e difficile da governare, un po’ perché è un paese non troppo istruito rispetto alle grandi potenze internazionali , un po’ perché spesso assume un atteggiamento di pigrizia/presunzione verso le novità contemporanee dettata dal suo grande passato.
Ma non vorrei entrare in una querelle politica. Detto ciò, non credo sia in discussione che il monumento continuo nasca come una forte provocazione di un gruppo di giovani architetti appena laureati. Ecco una provocazione. Dovremmo aprire una bella parentesi sulla questione della provocazione. Quanta arte è provocazione? Fermo la parentesi.
Insomma, c’è chi questo monumento continuo l’ha subito digerito, fagocitato e riproposto (è ovvio che mi riferisco ad esempio a Koolhaas o Tschumi), c’è chi l’ha bannato come provocazione fine a se stessa e dunque eresia, c’è chi ha aspettato il successo degli altri (ad esempio i due sopracitati) per riproporlo.
Non voglio però entrare in una dinamica (tipica della becera comunicazione) delle opposte fazioni (della spigliata avanguardia contro la paludata accademia, che del resto porta a pensare che se davvero una ha sbagliato una volta non dando fiducia al futuro, cosa già di per sé a mio avviso un po’ ingenua, l’altra sbaglia nel continuare a sottolinearlo, continuando a vivere nel passato e immaginando in forma consolatoria che c’è stato un bivio dopo il quale tutto è andato perso? come se ci fosse una verità sola e assoluta) ma piuttosto cercare di esternare dei pensieri (ricordo a chi legge che il fine di questi testi sulle ossessioni è terapeutico per me stesso). Può essere banalmente che qui da noi siamo lenti o addirittura (questa mi piace di più) ci piace guardare sempre indietro (io ambirei a rifare architetture di altri tempi al posto di quelle che vanno in questo momento!) e non è detto che sia un problema o che sia colpa di alcuni mentre gli altri avevano ragione.